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Fotovoltaico: new business per vocazione

04/04/2012

di Elvy Pianca

Tempi bui per il solare: fra le refurtive più ambite dai ladri, si annoverano infatti anche pannelli e inverter. E non c'è da stupirsi, visto che ad oggi sono in esercizio oltre 300mila impianti sul Belpaese. Ma come si possono proteggere queste preziose installazioni, che rappresentano un investimento non solo ecologico, ma anche economico? Le tecnologie di sicurezza coprono già le più diverse esigenze: perimetrali, fibre ottiche, videosorveglianza e gestione da remoto, sistemi studiati proprio per il solare. E un'ulteriore svolta potrebbe arrivare dalle soluzioni per il controllo dell'efficienza dell'impianto, che permetterebbero di integrare il tutto.

Migliaia di imprese e una stima, sia pure approssimativa, di oltre 100mila occupati, diretti e indiretti, stando ai dati GSE: questi i numeri delle fonti di energia rinnovabile in Italia e, in particolare, del fotovoltaico. Un mercato che, a dispetto dei tempi bui, è meno coinvolto di altri dalla crisi, anche se certe scelte economiche hanno generato confusione e bloccato molti lavori. Non è un caso che gli operatori del sole abbiano chiesto a Monti un impegno che vada aldilà dei soliti "conti energia". Magari come sta facendo la Germania della Merkel, leader nella hit del solare in Europa, dove l'obiettivo è raggiungere il 47% di energia pulita entro il 2020 attraverso sgravi fiscali e incentivi realmente vantaggiosi.

Il fotovoltaico in Italia

Secondo Legambiente, nel 94% dei Comuni italiani si trovano delle installazioni sostenibili e di anno in anno si diffondono tutte le fonti, tanto che nel 2010 l'energia alternativa ha garantito oltre il 22% dei consumi elettrici complessivi del paese e che negli ultimi dieci anni, i metri quadrati di pannelli solari per la produzione di acqua calda sono passati da 54.000 a oltre 2,5 milioni. Parallelamente a questa diffusione, però, si è aperto un altro mercato sotterraneo: quello dei furti. L'esigenza di proteggere questi investimenti si è fatta pressante: da qui la nascita, e lo sviluppo, di tecnologie e sistemi di sicurezza studiati e tarati proprio sulle installazioni fotovoltaiche. Installazioni che cominciano a essere davvero tante: secondo le fonti del GSE (Gestore Servizi Energetici), a gennaio 2012, tra primo, secondo, terzo e quarto Conto Energia, sono entrati in esercizio oltre 300mila impianti, per un totale di 12mila MW di potenza fotovoltaica. La Puglia mantiene il primato come Regione per la maggiore potenza installata e Lombardia e Veneto vantano il maggior numero di impianti in esercizio. Nel Sud Italia si registra però anche il maggior numero di furti di pannelli fotovoltaici, anche se il fenomeno è diffuso pressoché ovunque. E dire che era stato già ideato un "sistema antifurto": ogni volta che un pannello viene collegato alla rete elettrica, riceve infatti un codice di riconoscimento univoco. Ma i ladri hanno bypassato l'ostacolo rivendendo al di fuori della rete elettrica nazionale: in Romania, nell'Europa dell'Est o più spesso in Nord Africa. Non a caso in Marocco o Tunisia si registra un boom di fotovoltaico "nero", dove un pannello costa 200 euro, a fronte dei 700-800 del prezzo di mercato. Proteggere i siti diventa, quindi, imperativo.

Danni e assicurazioni

Secondo i calcoli riportati dall'Enea, a livello mondiale i furti di pannelli e inverter corrisponderebbero al 5-7% del venduto. Un'azienda specializzata nella protezione di pannelli solari stila ogni anno una classifica dei furti di fotovoltaico in Italia: solo a dicembre 2010 si parlava di 200 milioni di euro - il doppio rispetto al 2007. In questo scenario, è necessario primariamente assicurarsi. Le polizze più comuni sono le cosiddette all risks, spesso richieste dalle stesse banche all'atto di concedere il finanziamento: costano in media 20-25 euro all'anno per ogni kW assicurato. La formula all risk include essenzialmente tutto quanto non sia esplicitamente escluso, quindi sono di norma risarcibili furti e atti vandalici, ma spesso anche incendio, sabotaggio o atti terroristici. Il tutto, però, solo se è già avvenuto il collaudo e l'allaccio alla rete: occhio, quindi, ai furti nei cantieri durante l'installazione. Il risarcimento include il costo del materiale sottratto ma può allargarsi anche al mancato guadagno dovuto al fermo produttivo della centrale solare. Come accennato, le coperture valgono spesso anche per gli atti di terrorismo.

Per chi gridasse all'eccesso, vale solo la pena di ricordare che negli Stati Uniti i servizi di intelligence hanno già catalogato tra gli obiettivi di possibili attacchi del terrore internazionale anche le più grandi centrali fotovoltaiche. Anche in Italia si sta riflettendo sul fatto se i siti fotovoltaici rientrino o meno tra i "siti sensibili" secondo la definizione del DM 269/2010, primo atto del processo di riforma della vigilanza privata. Se venissero catalogati come "siti sensibili", diventerebbe obbligatorio proteggerli tramite guardie giurate armate - e non anche tramite addetti alla security disarmati. Ma soprattutto è la tecnologia ad essersi mossa per proteggere pannelli e inverter, con un ruolo di spicco riservato, per vocazione naturale, alla security elettronica. Non a caso il fotovoltaico è tra i mercati verticali più promettenti per il comparto italiano della sicurezza e quasi tutti i produttori annoverano ormai nel proprio listino delle soluzioni di protezione ad hoc. Anche perché per impianti che superano una certa dimensione, spesso le banche (o le assicurazioni) esigono la presenza di recinzioni o sistemi di videosorveglianza, rispettivamente, per rilasciare i finanziamenti o coprire i rischi.

Tecnologie di sicurezza

Partendo, però, proprio dalla base, il primo livello di protezione sta nel sistema perimetrale. Un sistema che deve essere, di necessità, robusto, in modo da prevedere una manutenzione minima, e, nello stesso tempo, sensibile, per discriminare i falsi allarmi provocati, ad esempio, dal passaggio di animali o da eventi atmosferici avversi. Un'opzione possibile è quella di porre i sensori sotto il suolo, ma la tecnologia mette a disposizione anche i sensori a microonde, a infrarossi oppure a fibra ottica. Quest'ultima opzione ottiene un certo consenso perché gli stessi pannelli possono venire "legati" in una sorta di anello dalla fibra ottica, in modo da lanciare un allarme immediato in caso di rottura. Un altro sistema è quello di integrare la videosorveglianza con il radar, in modo da tenere sotto controllo qualsiasi persona o veicolo che circoli nella zona "proibita", evitando, così, i falsi allarmi e, nello stesso tempo, dando la possibilità di avere una sorta di preallarme per un intervento degli addetti ai lavori.

Per ciò che riguarda, nello specifico, la videosorveglianza, di solito le scarse condizioni di luce e l'ambientazione possono rendere difficile la trasmissione di immagini realmente utilizzabili. Quindi vengono applicate telecamere termiche o IR, a megapixel o HD, in modo da ottenere dei quadri precisi e dettagliati. Va poi aggiunto il software di monitoraggio, in grado non solo di acquisire le immagini, ma anche di inviare messaggi alla centrale di sorveglianza o, ancora meglio, al cellulare o al pc degli addetti alla sicurezza in real time. Un discorso a parte merita il mezzo di trasmissione delle informazioni di sicurezza da un'installazione fotovoltaica. In base alla location prescelta, si può scegliere il cavo tradizionale, la fibra ottica, le soluzioni wireless e il cloud.

Determinanti nella scelta del mezzo trasmissivo sono la distanza, il luogo in cui si trova l'impianto e, non certo secondarie, le condizioni delle comunicazioni in quella determinata area. Se la trasmissione via radio risulta difficoltosa, non ci si potrà affidare alle soluzioni wireless. Ma la vera svolta potrebbe arrivare dal "matrimonio" con il controllo dell'efficienza dell'impianto, un'esigenza, questa, sentita sin dalla nascita degli impianti fotovoltaici (il famoso: quanto produco e quanto risparmio) e che, oggi, si è molto più sviluppata in parallelo con la crescita e la diffusione dei sistemi di monitoraggio e di gestione. Infatti, il controllo del corretto funzionamento dell'impianto, ormai, è risalito a monte, dall'inverter fino alle stringhe, permettendo così, in tempo reale, di rilevare un'eventuale rottura e, quindi, anche il furto.

La tegola del decreto liberalizzazioni

Come sempre, però, in Italia, quando si parla di sicurezza e di automazione, il problema non è la disponibilità di soluzioni valide, ma la reale possibilità di spesa. E la confusione normativa non migliora certo le cose.Non tutti sanno che l'articolo 65 del c.d. Decreto Liberalizzazioni, quanto meno nella bozza diffusa ad inizio febbraio, indica che tutti gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole saranno esclusi dal beneficio della tariffa incentivante, ad eccezione di talune tipologie di impianti che hanno ottenuto già il titolo abilitativo o che entreranno in funzione entro un anno. Questa norma (retroattiva!) danneggia pesantemente quanti hanno realizzato un impianto sulla base delle regole vigenti fino al 24 gennaio 2012, e che, a meno di due mesi dalla scadenza originariamente prevista, non sanno più se potranno accedere agli incentivi! Si tratta di un inatteso colpo basso per un mercato che ha retto al duplice scossone recessivo e che continua a produrre occupazione e business. Al momento in cui questo articolo viene dato alle stampe, la situazione è statica: vediamo come andrà a finire nell'iter di conversione in legge.



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