lunedì, 22 luglio 2024

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Proteggere il più vasto patrimonio artistico mondiale

14/05/2024

di Giovanni Villarosa - Laureato in Scienze dell’Intelligence e della Sicurezza, esperto di Sicurezza Fisica per Infrastrutture, CSO e DPO, membro del comitato tecnico-scientifico del CESPIS, Centro Studi Prevenzione, Investigazione e Sicurezza

“L’Italia è il paese con il più vasto patrimonio artistico, culturale e architettonico del mondo e altrettanto unico è il suo numero di siti riconosciuti dall’UNESCO inseriti nella World Heritage List, di cui ben 58 universalmente dichiarati “patrimonio dell’umanità”. Difendere, custodire e valorizzare un patrimonio così esteso rappresenta una grossa sfida per le istituzioni pubbliche, come per singoli privati, poiché una fetta consistente dei “tesori” del nostro patrimonio culturale/architettonico sono nella disponibilità (proprietà) di privati cittadini. 

Nel settore della difesa e tutela del patrimonio la nostra nazione eccelle a livello mondiale grazie a strumenti normativi messi a disposizione di specifici corpi di polizia investigativa altamente specializzati e unici al mondo (Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei CC e Nucleo Tutela Patrimonio Archeologico della GdF), destinati, per formazione e mezzi tecnologici, alla protezione di un patrimonio unico nel suo genere.  Se da un lato l’immenso patrimonio dei beni culturali nazionale necessita di un’adeguata valorizzazione che ne consenta l’accesso e la fruizione del pubblico, di contro questa immensa “heritage” deve essere controllata e protetta dagli atti criminogeni, dal vandalismo, dal degrado, dallo scorrere del tempo, dagli effetti impattanti dei cambiamenti climatici e dall’inquinamento ambientale, esercitando un monitoraggio continuo delle condizioni strutturali del bene architettonico, che ne tuteli inoltre il suo valore storico e, contestualmente, l’ambiente circostante, quale prevenzione dai danni/eventi che ne comprometterebbero l’integrità. 

Approccio multidisciplinare 

Un patrimonio architettonico così vasto è certamente esposto a rischi e vulnerabilità diversificate, dunque, per mettere in campo le adeguate contromisure occorrerà un approccio multidisciplinare basato sulla valorizzazione dei dati disponibili, che andranno analizzati con tecnologie multi-tasking capaci di raccogliere informazioni da diverse fonti (sensoristica multipla fondamentale nella valorizzazione e tutela del patrimonio artistico e culturale), che. correlate poi successivamente, renderanno possibile una comprensione più profonda dei potenziali rischi. 

Ruolo dell’IA

Sulle tematiche di protezione e salvaguardia l’industria offre oggi tecnologie (hardware e software) integrate dalla IA, da algoritmi di deep learning, di video analytics, in grado di fornire, real-time, l’esatta istantanea della situazione quale utile supporto alle possibili decisioni finali, come, ad esempio, nel caso della salvaguardia dei beni culturali di esclusivo pregio storico particolarmente esposti al degrado. Integrando le informazioni di telerilevamento provenienti dai satelliti di osservazione, quelle provenienti da banche dati di interesse geologico/paesaggistico, oltre ai dati acquisiti da sensori radar e sensori multi spettrali, dai droni, ecc, si otterrà una riproduzione esatta del sito di interesse, con tutte le possibili vulnerabilità e criticità.

Tuttavia, come abbiamo già accennato, oltre alla salvaguardia dagli effetti ambientali e temporali, il nostro patrimonio artistico deve fare i conti anche con i pericoli legati alla criminalità specializzata; a protezione da ciò, le tecnologie che i mercati propongono in tema di sicurezza anticrimine sono quelle utilizzate nei sistemi antintrusione, nella videosorveglianza integrata dalla video analisi, nelle protezioni perimetrali con barriere a microonde e IR attivi, nella sensoristica a doppia tecnologia, fino ai più recenti sensori memns (accelerometrici), questi ultimi applicati per la sicurezza delle opere nei musei (opere d’arte, sculture, etc) e dell’immenso parco archeologico italiano, compreso quello sottomarino e quello non ancora portato in superficie.

La piaga dei furti di opere d’arte

Sul punto, gli ultimi dati disponibili (2022) sulla piaga dei furti di opere e manufatti di interesse artistico ci mostrano un quadro in leggera flessione di circa il 4% rispetto all’anno 2021, con un calo dei furti del 30% (84 vs 58) riferito al settore espositivo (mostre, musei, eventi, etc), questo grazie proprio alle nuove tecnologie disponibili in fatto di sicurezza fisica attiva e passiva; pur tuttavia, sono in aumento (+6%) i numeri di furto (da 128 a 135) consumati all’interno delle chiese, luoghi di culto dove generalmente le misure di sicurezza sono, per diverse ragioni, molto scarse, quando addirittura inesistenti, sedi che, va sottolineato, rappresentano oltre il 70 % del patrimonio culturale italiano. Salgono pure i reati nel  settore musei/pinacoteche, dove si è registrato un incremento del +9% sul furto di opere e un + 25% nella sottrazione documentale storica d’archivio. Non va meglio sul fronte privato, dove si registra un +30% del numero di furti a loro danno (dai 1.541 del 21 ai 2.010 nel 22).

La mancata catalogazione

Numeri, si badi bene, che non rappresentano  il complessivo degli oggetti d’arte (quadri, statue, pezzi di numismatica, reperti archeologici, etc) ma solo il valore numerico dei reati consumati, perché spesso ogni singola azione criminale è soggetta ad una sottrazione multipla di oggetti; questa particolare circostanza accade perché non esiste una catalogazione precisa dei reperti, infatti, come ripetono spesso gli investigatori (CC e GdF) “catalogare è già proteggere”, cosa possibile solo quando del bene si conoscono l’identità, il contesto e la consistenza materiale. Secondo i dati aggiornati Interpol, contenuti nel database internazionale riguardante il mercato delle opere d’arte trafugate, il settore dei beni culturali trafugati vale oggi circa 50 miliardi di dollari, un commercio illegale che rappresenta circa il 5% dell’intera industria; peraltro, nel biennio legato all’emergenza pandemica, il black market attivo nel settore “antichità e opere d’arte” ha generato eccedenze pari a 10 miliardi di dollari, capitali che hanno poi alimentato svariate attività in diversi settori criminali.  L’Italia nel suo PNRR destinato ai beni culturali ha previsto uno stanziamento di 550 milioni di euro per attuare il tanto atteso piano di digitalizzazione del patrimonio culturale.



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