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L'HD-SDI per upgradare l'Italia analogica

17/06/2014

di Giovanni Novelli, Sales and Marketing Director Ascani Elettrocomm www.ascani.com www.assy-gvt.com

In principio era lo scetticismo: quando la tecnologia HD-SDI è stata lanciata, i più scommettevano sul suo rapido fallimento. Dopo più di tre anni, però, quasi tutti gli operatori hanno ormai inserito a catalogo qualche soluzione HD-CCTV e oggi possiamo senza dubbio affermare che questa tecnologia non sia destinata ad una prematura scomparsa. Anzi: in Italia gli operatori mostrano sempre maggiore fiducia verso l’HD-SDI, tanto che chi ci ha scommesso sin dall’inizio giura di non riuscire ad evadere gli ordini, tante sono le commesse che entrano in azienda. Sarà vero?

Tralasciando gli aspetti emozionali o specifici aziendali, vorrei partire considerando i fatti.
La tecnologia HD-SDI permette di trasmettere in digitale i segnali HDTV sui tradizionali supporti TVCC senza compressione e con un tempo di latenza (dai 40 ai 50 millisecondi) non percepibile a occhio nudo. Se le infrastrutture preesistenti e il cavo coassiale installato hanno i requisiti giusti, la migrazione dall’analogico tradizionale diventa pressoché immediata, con una notevole semplicità di installazione, costi inferiori e un training semplificato dal fatto di poter preservare l’interfaccia utente (DVR). Last but not least, la qualità delle immagini è innegabilmente elevata: grande nitidezza, nessuna distorsione, nessun fotogramma perduto, un basso rapporto segnale/rumore e un’elevata gamma dinamica permettono all’HD-SDI di offrire prestazioni anche superiori rispetto alle telecamere IP.

Fondamentali passi avanti

Certo, l'HD-SDI soffre i limiti di qualsiasi tecnologia giovane (quanto tempo ci ha messo il video IP a stabilizzarsi?), ma gli ultimi anni sono stati fondamentali. Grazie ai passi avanti compiuti sul fronte della tecnologia chip e all’introduzione delle connessioni in fibra ottica, si è infatti superato il problema della distanza di trasmissione a corto raggio. Se un tempo superare i 100 metri era un problema, oggi è possibile triplicare quella distanza e moltiplicare le potenziali applicazioni grazie al progressivo svincolamento dell’HD-CCTV dalle “catene” del coassiale.
Un’altra originaria carenza – la mancanza di una piattaforma unificata per il video management – è stata anch’essa superata grazie alla possibilità di gestire i video attraverso un server SDI che converte i segnali, facendo sì che i dati possano essere elaborati da un qualsiasi sistema NVR o VMS. Inoltre non è più vero che i DVR HD-SDI supportino pochi canali: basti ricordare che matrici da 64 canali sono già in uso nel monitoraggio del traffico stradale e nel settore bancario/finanziario. Infine l'HD-SDI non richiede una capacità di archiviazione eccessiva, dunque troppo costosa: i produttori di chip hanno infatti sviluppato sistemi SoC che aiutano i DVR a comprimere i video e ad archiviarli con un’efficienza sostanzialmente analoga a quella dei sistemi over IP.

Ma soprattutto: gli end user cominciano a conoscere e a chiedere questa tecnologia, di pari passo con la loro crescita di interesse verso l’HD intesa come qualità dio immagine visionabile. E prima ancora è il canale a chiedere questa tecnologia, che permette di realizzareimpianti ad altissima risoluzione utilizzando semplicemente il tradizionale cavo coassiale, senza dover contare su specifiche competenze in ambito networking.In sostanza: oltre al suo importante profilo retrofit dovuto al riutilizzo dell'infrastruttura, l'HD-SDI è una tecnologia interessante di per sé, per la sua semplicità di installazione e perché permette una migrazione immediata dall'analogico.

Per le sue caratteristiche, la tecnologia HD-SDI è ideale per l’aggiornamento e l’upgrade dei tantissimi impianti di videosorveglianza già realizzati in Italia e che non chiedono altro che essere portati ad alta definizione, il tutto mantenendo il cavo coassiale esistente e sostituendo solo il videoregistratore e le telecamere analogiche con i dispositivi HD-SDI.

 

Foto: Courtesy Ascani

 



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