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Difese fisiche: il tornello e i suoi derivati

12/01/2015

La Redazione

Girelli, tornelli, portelli, varchi ottici o con ante motorizzate… La sicurezza degli accessi è da sempre affidata ai varchi automatici che consentono di filtrare gli ingressi e permettere il transito di una persona alla volta in una determinata direzione. Nei centri commerciali come nei metro, negli stadi e negli aeroporti, fiere, musei, palestre, parchi, stazioni sciistiche, banche, scuole, fabbriche… Essenziale o intelligente, elettromeccanico o servoassistito, a media o a tutt’altezza, il tornello è oggi il mezzo di controllo accessi pedonale più usato dopo le porte e i cancelli. In due puntate a&s italy esplora questo popoloso e interessante mondo di barriere fisiche. I modelli, il design, l’impatto sull’ambiente e sugli utenti, il livello di sicurezza, le applicazioni, le tendenze… Nella prossima puntata parleremo del mercato; in questa iniziamo a conoscerli.

Inghilterra fine Settecento. Campi sterminati e greggi al pascolo. Aree recintate dove le pecore trascorrono le notti al riparo. Qui e là, a interrompere la staccionata, tronchi conficcati nel terreno con una croce girevole imperniata sulla sommità. Sarebbe stato questo il primo tornello (turnstile) della storia. Una trovata geniale per impedire agli animali di abbandonare l’ovile e nel contempo permettere ai pastori di entrare e uscire. Ancora oggi chi si trova a passare nei pressi della Lincoln’s Inn Fields, la più grande piazza pubblica di Londra, può scorgerne due, il Piccolo e il Grande tornello. Sono qui da quando la zona era adibita a pascolo. Poco importa se il tornello è nato davvero così o se, come sostengono gli americani, è opera del loro connazionale Clarence Saunders (che nel 1916, a Memphis nel Tennessee, lo avrebbe installato nel suo Piggly Wiggly, il primo self service al mondo) oppure, come ribattono gli europei, se ha visto la luce sulla costa orientale svedese nel 1893 negli stabilimenti Gunnebo.

Di sicuro è passato più di un secolo e il tornello e i suoi derivati sono attuali più che mai. Il perché di una vita così lunga (e di un radioso avvenire) sta proprio nella capacità di questa famiglia di barriere fisiche di rispondere a un’esigenza molto sentita: controllare gli accessi consentendo il passaggio di una persona alla volta in una determinata direzione di transito. Negli ambienti densamente popolati (metropolitane, stadi ecc.), così come in ambiti più ristretti (palestre, aziende ecc.), è essenziale ordinare il flusso, consentire l’ingresso solo dopo aver pagato o accertato le identità, impedire uscite non autorizzate, conteggiare il numero di utenti, misurare i tempi di permanenza all’interno delle aree e così via. Il tutto garantendo l’incolumità degli individui, trovando un compromesso tra esigenze contrapposte (imponenza delle strutture fisiche e impatto ambientale, sicurezza e privacy), tagliando i costi di sorveglianza e di gestione, offrendo nello stesso tempo una soluzione competitiva e affidabile.

Girello o tornello?

Tra tornelli, girelli, portelli e varchi ottici, si fa spesso un po’ di confusione. Per tornello s’intende, in genere, qualcosa “che torna”, cioè che gira. Il termine, dunque, è appropriato per solo due membri della famiglia: il “girello” e il “tornello” vero e proprio. Il girello (da non confondere con il più noto ausilio per bimbi e vecchietti) è un varco pedonale costituito da un montante sul quale è imperniata una struttura rotante orizzontale a quattro bracci. È l’antenato di tutti i modelli, privo di controlli elettrici o elettronici. Chiamato anche “tornello orizzontale”, lo si incontra nei supermercati di tutto il mondo per regolare il flusso d’ingresso all’area vendita e controllare le uscite. Il tornello permette di selezionare gli accessi attraverso una via di transito garantendo il passaggio di una persona alla volta e in modo controllato. Quello cosiddetto “a tripode” (il più diffuso) è costituito da una struttura verticale portante alla quale è associato un gruppo elettromeccanico dotato di tre bracci disposti a 120°. I bracci, grazie anche a un tamponamento laterale, impediscono il libero passaggio delle persone. Una volta che l’utente si accosta e con il corpo spinge in avanti uno dei bracci, il meccanismo compie una rotazione irreversibile che consente alla persona di trovarsi dal lato opposto. Alcuni prodotti di bracci ne hanno due o uno soltanto.

Un’altra versione è quella “rotante”, una porta girevole in miniatura. È costituita da un supporto centrale verticale al quale sono fissati tre elementi (ante di cristallo o pannelli simili) tamponati lateralmente da due pareti a forma di mezza luna. La persona raggiunge la zona opposta interponendosi fra due elementi e facendo compiere una rotazione in senso orario. I tornelli più usati sono a tripode e a mezz’altezza. La distanza tra il pavimento e la sommità della struttura è attorno al metro. Possono essere supercompatti (ideali per spazi ristretti, economici, disponibili anche nella versione a parete senza il supporto verticale), standard oppure maxi (particolarmente robusti e pesanti). Nella versione a tutt’altezza, il tornello ha un aspetto imponente e massiccio, per alcuni versi anche un po’ inquietante (non per nulla viene chiamato iron maiden, strumento di tortura medievale), ma sopporta un uso intensivo e offre un elevato livello di sicurezza antintrusione, soluzione ideale negli ambienti non sorvegliati. I tornelli possono essere unidirezionali (consentono il passaggio in entrata o in uscita) oppure bidirezionali. Il dispositivo che gestisce la rotazione dei bracci o delle ante può essere meccanico (i bracci ruotano dietro una semplice spinta), elettromeccanico (a spinta ma dopo l’avvenuto sbloccaggio di un dispositivo interno) oppure servoassistito (motorizzato).

Portelli e speed gate

Il portello è un altro tipo di varco pedonale automatico costituito da un montante al quale è fissata una piccola anta. Il supporto verticale è di acciaio inox, il battente può essere una lastra di cristallo (grande quando la luce del passaggio) oppure un tubo di acciaio ripiegato su se stesso e ancorato al montante. È l’unico della famiglia che non garantisce il transito di una persona alla volta. Per contro ha un minore impatto sull’ambiente e, se opportunamente accoppiato, consente il transito di persone diversamente abili e materiali ingombranti. È spesso usato in senso unidirezionale all’interno dei punti vendita a fianco dei box informazioni, anche come via di uscita senza spesa, ma si va sempre più diffondendo là dove è accettabile un basso livello di sicurezza degli accessi pedonali (palestre, piscine ecc.). Il varco motorizzato è una struttura a corridoio controllata da due ante contrapposte retrattili (a sollevamento o a scomparsa), all’interno del quale può transitare una persona alla volta.

Le ante, in cristallo e di varie dimensioni, possono stare normalmente chiuse e ritrarsi per consentire il passaggio oppure aperte e richiudersi in caso in cui l’utente tenta di passare ma non è autorizzato. Si tratta di un varco molto avanzato e sofisticato (nonché il più costoso della famiglia), la soluzione ideale per far fronte a elevati flussi di traffico garantendo un passaggio fluido e veloce. Il varco ottico è analogo a quello motorizzato ma senza ostacoli (almeno così dovrebbe intendersi): il corridoio è libero ma se la persona transita senza essersi prima autenticata o se non è autorizzata, un segnale ottico e acustico avvisa la vigilanza. Così come avveniva nei secoli scorsi per gli ovili, infine, ogni tornello necessita di una transennatura laterale per impedire accessi indesiderati. Per questo, insieme ai prodotti base, il mercato offre un ampio assortimento di accessori: archi guida, cassonetti di tamponamento, montanti, sbarre orizzontali, pannellature, boccole, manicotti e così via.

 

 

Foto: Courtesy Gunnebo.

 

 

 

 

 

 



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