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Dal Luna Park a Disneyworld: via libera al divertimento sicuro

22/10/2016

La Redazione

I parchi di divertimento in Italia si sono sviluppati nell’ultimo trentennio in modo rilevante. Attualmente operano in Italia oltre 200 strutture con biglietto d’ingresso, di genere tematico, acquatico, faunistico o educativo. La sicurezza delle attrazioni e del contesto che le ospita costituiscono elementi essenziali per le imprese del settore, così come le strategie e le tecnologie che vengono messe in campo per garantire ai visitatori un divertimento senza brutte sorprese. Stiamo parlando di grossi numeri: 17 milioni di persone i visitatori annuali dei parchi italiani, con un fatturato di oltre 300 milioni di euro. Ne parliamo con Maurizio Crisanti, Segretario di Parchi Permanenti Italiani, che opera nell’ambito di ANESV, socio fondatore di AGIS e Federturismo Confindustria.

Bisogna iniziare con il distinguere tra parchi permanenti e parchi itineranti” – esordisce Crisanti. “Questi ultimi sono i classici luna park - più di 5000 i gestori in Italia - che prevedono controlli di sicurezza ogni volta che si smonta e rimonta una qualsiasi attrazione. Abbiamo, come si sa, delle giostre molto impegnative dal punto di vista tecnologico e, per loro come per quelle più tradizionali, c’è un doppio livello di sicurezza: quello annuale e quello locale, ad opera dell’apposita Commissione di Vigilanza sui luoghi di spettacolo, organismi prefettizi o comunali ai quali spetta, appunto, la vigilanza sugli impianti sportivi e i luoghi e locali di spettacolo”. Sicurezza garantita, quindi, per gli utilizzatori? “Direi proprio di sì e infatti gli incidenti sono molto rari. Esistono, oltre ai controlli cui accennavo prima, anche degli specifici corsi per gli esercenti e delle indicazioni tecniche, fornite dagli stessi produttori delle macchine, per garantire una revisione perfetta e una manutenzione costante”.

E SUI PARCHI PERMANENTI?

“Per i parchi permanenti, il discorso è un pochino diverso… ma certo non a detrimento della sicurezza. Qui, non essendoci montaggio e smontaggio, resta comunque sempre il collaudo di ogni nuova attrazione, effettuato da un professionista o da un ente di certificazione su normativa europea, e la revisione annuale, prima dell’apertura stagionale, effettuata dalla Commissione di Vigilanza. Il che vuol dire esaminare veramente tutto: dalla safety, in particolare l’antincendio, con il controllo delle vie di fuga, delle uscite di sicurezza, degli estintori, ma anche tutti gli aspetti che interferiscono con i visitatori e gli operatori, che so, i gradini, i lampioni, le luci…Insomma, abbiamo sempre un doppio livello di controllo, a differenza della maggior parte dei Paesi europei e anche degli Stati Uniti, i creatori dei parchi di divertimento”.

SECURITY E SAFETY

A proposito, invece, della sicurezza dei visitatori e degli impianti, in Italia si adottano da tempo telecamere di sicurezza e impianti antintrusione così come i grandi parchi europei o, appunto, statunitensi. Prendiamo il caso della videosorveglianza, che all’estero è un vero e proprio “must” e una killer application, in particolare se abbinata all’analisi video e al controllo degli accessi, anche per i parchi di divertimento. “Da noi c’è sempre stata un po’ di resistenza per la questione della privacy, però, oggi, le videocamere sono diffuse ovunque e direi fondamentali, per la sorveglianza diurna e notturna. Di notte, ovviamente, servono per evitare che qualcuno rubi o comunque danneggi le attrazioni (si parla di macchinari che costano anche decine di milioni di euro), mentre di giorno sono indispensabili proprio per “vedere” i comportamenti sbagliati dei visitatori. Abbiamo delle statistiche mondiali: in genere, oltre il 90% degli incidenti che possono avvenire in un parco di divertimento, penso soprattutto a quelli acquatici, sono provocati da un errato comportamento dell’utente dell’attrazione. Le telecamere sono quindi uno strumento fondamentale per capire come avviene l’incidente e, nello stesso tempo, svolgono una funzione preventiva e legale che per i gestori è fondamentale”. “Poi, ovviamente, in particolare nei parchi più grandi, ci sono dei sistemi perimetrali di controllo accessi molto avanzati, che riescono a distinguere i falsi allarmi. Ai dispositivi tecnologici uniamo però sempre anche la vigilanza umana: guardie giurate o comunque professionisti del settore girano sempre, per controllare che sia tutto a posto”.

TITOLI DI INGRESSO

Per ciò che riguarda la falsificazione dei titoli di ingresso, un problema assai frequente nei parchi esteri, qui da noi, nota Crisanti, il fenomeno può dirsi abbastanza limitato. “Abbiamo ormai le biglietterie automatizzate, con il controllo degli accessi di solito su tornello, a cui si aggiunge il software di gestione. So che il problema dei biglietti falsi è molto presente, ad esempio, nei concerti, ma i sistemi di sicurezza dei parchi sono di solito molto solidi e quindi riescono a contrastare questo fenomeno. Nei parchi più grandi, poi, si stanno diffondendo i braccialetti RFID, che non solo controllano gli ingressi, ma servono anche a recuperare le persone, i bambini, che possono smarrirsi”.

OFFERTA E DOMANDA

Insomma, l’industria della sicurezza sembra rispondere appieno alle esigenze dei parchi di divertimento. “Direi proprio di sì”, commenta Maurizio Crisanti. “Noi poi siamo abituati a girare, a visitare le grandi rassegne internazionali, quindi ad acquistare quello che c’è di meglio e più perfezionato sul mercato. Poi, non dobbiamo mai dimenticare che noi italiani siamo tra i più grandi produttori mondiali di attrazioni, con i loro annessi e connessi. Vendiamo in tutto il mondo, perfino alla Disney, che negli anni Cinquanta del Novecento ha inventato il concetto di parco di divertimento”. Concludiamo chiedendo a Crisanti quale sarà, a suo parere, il futuro dell’industria dei parchi di divertimento. “Il settore è indubbiamente in crescita, ma in Italia non c’è una grande cultura del parco di divertimenti… sarà perché ci sono tante altre cose da fare, da vedere. All’estero è diverso e non parlo solo degli Stati Uniti o dell’Asia, dove i parchi di divertimento si diffondono a macchia d’olio, ma anche, che so, di un Paese come la Germania, dove comunque i visitatori sono il doppio rispetto all’Italia. Il nostro pubblico, a mio parere, deve ancora approcciarsi con questo modo di divertirsi…che si vede sempre legato all’infanzia o all’adolescenza, mentre negli Stati Uniti anche i sessantenni non solo vanno a Disneyworld, ma si mettono pure le orecchie di Topolino. In ogni modo, sono ottimista: c’è ancora molto spazio per crescere in Italia e sicuramente il diversificarsi dell’offerta, che so, i parchi faunistici, quelli di avventura e quelli acquatici possono rappresentare dei buoni traini e delle ottime possibilità”. 



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