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Retail & Gdo: quando la progettazione è integrata

19/01/2017

di Pierdavide Scambi, Titolare dello studio di progettazione e consulenza e formazione Scambi in Vicenza www.studioscambi.com

In ambito Retail e Gdo, il concetto di sicurezza integrata e lo studio della stessa diventano imprescindibili dalle valutazioni preventive, nel rispetto delle norme di progettazione della sicurezza urbana, dalle quali spesso invece, nel malcostume nazionale, vengono ritenute avulse. Il problema si fa ancora più serio quando la struttura risulta essere un’attività commerciale o una grande distribuzione, dove la vasta gamma di sistemi e servizi di protezione sono tra loro integrati e complementari, oltre ad essere fondamentali per la prevenzione di atti criminosi. Il presente articolo intende quindi illustrare, sinteticamente, la proposta di uno schema metodologico per la redazione di un piano di sicurezza atto a individuare le azioni idonee a migliorare la percezione reale e soggettiva della stessa.

La prima considerazione è che, accanto all’investimento della componente tecnologico- impiantistica, deve essere perseguito un diretto e fondamentale coinvolgimento delle risorse umane nei processi di stima dei rischi. La norma europea EN 50131 obbliga infatti gli installatori di impianti a condurre un’analisi di rischio, svolta congiuntamente con il committente. Un corretto processo di analisi di gestione del rischio deve essere basato su cinque fasi successive: identificazione del rischio; valutazione del rischio; messa sotto controllo con interventi di mitigazione; attribuzione del rischio agli specifici soggetti coinvolti; continuo monitoraggio della possibile evoluzione del rischio. L’analisi è costituita dalla raccolta e sistematizzazione di alcune informazioni sui caratteri fisici, sugli usi e tempi di funzionamento del sito, sui potenziali conflitti di uso dello spazio, sui reati commessi, sulle strategie di sorveglianza e sulla percezione soggettiva di insicurezza, aggregati secondo indicatori di insicurezza considerati significativi.

Focalizzando l’analisi sul punto di valutazione del rischio, si presentano due principali aspetti:

1. il primo riguarda la probabilità che il rischio possa verificarsi, e viene classificato come la frequenza del rischio (di Risk Frequency);

2. il secondo è la gravità delle conseguenze (Risk Severity).

Innanzitutto si dovrebbero raccogliere i dati riferiti ad attività di furto, rapine, atti criminosi verificatisi nel sito per un quadro storico della situazione attuale, se possibile nella stessa tipologia di attività, sia in funzione di eventi gravi, sia in funzione di danni dovuti alla microcriminalità (come nel caso di piccoli furti con destrezza). Successivamente dovrebbe essere preparato un elenco dei sistemi di sicurezza e impianti presenti nell’insediamento tipo: cabine elettriche; sistemi di spegnimento incendi; reti di comunicazione; controllo accessi e antintrusione; videosorveglianza; sistemi di picking e controllo automatico inventariale; sistemi cassa ed eventuale gestione del flusso di denaro contante, casseforti, gestione automatizzata dei resti cassa; frequenza della leva del denaro contante e modalità della stessa; sistemi di antitaccheggio; controllo allarmato delle uscite di emergenza; sorveglianza umana, quali ronde notturne o diurne; personale agli ingressi per la sigillatura di borse zaini o acquisti provenienti dall’esterno; azioni di visual merchandising per l’esposizione e il controllo visivo degli operatori di vendita di prodotti ad alta frequenza di furto o di alto valore; piano di azione autorizzato del personale in presenza di evidenza di furto. Senza tralasciare i casi di allarme terroristico, il controllo con metal detector agli ingressi dei centri commerciali che avviene in modalità straordinaria, su precisa indicazione dei piani di sicurezza nazionale a seguito di deroghe della pubblica autorità (attività di controllo delle persone generalmente demandata alle società di vigilanza privata). A seguito di questo censimento, partendo dal perimetro fisico esterno, si dovrebbe poi verificare la presenza di recinzioni, barriere, portoni, cancelli e/o segnalazioni che indicano i confini della proprietà ed analizzare infine che le sistemazioni paesaggistiche dell’arredo urbano non riducano la visibilità e consentano la sorveglianza (valutare quindi soluzioni architettoniche coerenti con la sicurezza delle persone). Gli spazi pubblici marciapiedi devono essere visibili da qualsiasi piano dell’edificio, evitando muri ciechi e ostacoli che interrompano la visuale. Occorre poi verificare il tipo e le caratteristiche dell’illuminazione esterna dell’edificio, del suo regolare funzionamento, la compatibilità notturna con le riprese dei sistemi di videosorveglianza (in genere i sistemi di videoripresa a colori richiedono una maggiore quantità di luce rispetto a quelli in bianco e nero). Secondo evidenze rilevabili da studi sul piano mondiale, una buona illuminazione riduce infatti la possibilità di aggressioni o atti criminali. Le persone infatti si sentono più sicure mantenendo, come previsto dalle norme, un coefficiente di 0,7 di difformità sull’illuminazione (zone chiare e scure) che dà la possibilità di riconoscere facilmente un volto a una distanza di 15 m. Con riferimento alla presenza di addetti alla sicurezza interni o di istituto di vigilanza privato, occorre poi monitorare la frequenza dei turni di guardia, l’istruzione, l’addestramento e la dotazione di propri e personali sistemi di difesa (armi, radio, segnalatori ottici acustici eccetera). Nel valutare le modalità di accesso al sito, sicuramente dotato di porta, portoni, infissi e serrande, occorre analizzare se le caratteristiche fisiche dei varchi sono adatte a sventare un possibile attacco. Lo stesso vale per le caratteristiche dei sistemi di chiusura (serratura, lucchetti, maniglie). Ulteriore valutazione deve essere operata con riferito alla conformità alle normative CEI e EN (CEI EN 50132-7 e CEI 79-3) dei sistemi di videosorveglianza e antintrusione di tipo elettronico. Particolare attenzione viene infine data al fenomeno che interessa principalmente la grande distribuzione: il rischio furto e rapina.

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO FURTO/RAPINA

Una valutazione classica del rischio di furto o rapina, basata dunque sulla probabilità di accadimento e sul danno conseguente, potrà essere effettuata, per ciò che riguarda la probabilità di tale avvenimento, anche attraverso l’ausilio di “strumenti di supporto”, che potranno essere elaborati dall’azienda e/o dall’apposito gruppo di lavoro, con sperimentazione e verifica anche da parte delle Autorità di Pubblica Sicurezza. Per quanto attiene, invece, al “danno”, la valutazione dovrà tener conto, come meglio si dirà in seguito, di quali lavoratori sono potenzialmente esposti al rischio e del tipo di possibili conseguenze dannose.

Più in particolare, i possibili suddetti strumenti di supporto potranno offrire un parametro qualitativo di stima della probabilità di accadimento dell’evento (furto e/o rapina) tenendo conto ad esempio:

• della pericolosità propria dell’ambito geografico in cui la sede è collocata

• delle caratteristiche logistiche del sito in esame

• delle misure di sicurezza attive e passive concretamente assunte per l’azienda medesima (se sono idonee a modificare favorevolmente detta probabilità di avvenimento).

Nel documento di valutazione del rischio, ovviamente, va riportata la descrizione dei soli criteri generali, mentre le misure puntuali relative al singolo sito, per evidenti ragioni di segretezza, è opportuno rimangano alla funzione che in azienda gestisce la sicurezza fisica, stante la pubblicità che, per previsione normativa, deve avere il documento di valutazione stesso. Naturalmente l’Organo di Vigilanza, nell’ambito di un’azione di verifica, può accedere ai dati specifici, conservati dalla funzione aziendale dedicata. 



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