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PA e videosorveglianza: guida all’acquisto (Prima parte)

20/04/2011

Di Silvia Borgo e Pierdavide Scambi

Una delle rubriche più gettonate è quella dedicata a come vendere sistemi di sicurezza. Ma è nondimeno importante un'analisi dei processi di acquisto, anche perché sapere come la gente compra fornisce interessanti ed ulteriori argomenti di marketing. Cosa guida dunque il cliente nella scelta? Forse non sorprenderà sentire che molto spesso l'acquisto nasce dal caso, ancor più spesso a seguito di informazioni frettolose e imprecise, magari reperite su fonti non ufficiali. Questa tendenza può essere profondamente fuorviante e anche pericolosa, vista la delicatezza del prodotto di cui qui si parla. Inauguriamo dunque la rubrica "acquistare sicurezza". Uno spazio che offre una guida formativa indipendente dedicata ai buyer e ai decision maker, in particolare a quelli che gestiscono danaro pubblico: le Amministrazioni. In questo contributo si analizza il processo che conduce all'acquisizione di un sistema di videosorveglianza da parte di un comune di piccole e medie dimensioni (10.000-30.000 abitanti), ossia il committente più diffuso e meno orientato ad un'adozione consapevole ed analitica della strumentazione.

Allo stato attuale non esiste un protocollo per la valutazione di costi e benefici che rientri in un programma per la sicurezza integrato: spesso si procede all'oscuro delle vere prerogative e funzioni di un sistema di videosorveglianza, e delle buone pratiche necessarie all'efficienza dello stesso. Vediamo come operano i diversi attori coinvolti e con quali prerogative: 1) la Polizia Locale tende a un utilizzo prevalentemente legato al controllo del traffico e della viabilità; 2) i Carabinieri ritengono la videosorveglianza uno strumento investigativo - dunque non preventivo - in caso di reati contro la persona ed il patrimonio; 3) la Protezione Civile finalizza l'investimento al monitoraggio dei siti sensibili alle calamità naturali per l'organizzazione di piani di evacuazione in caso di allarme; 4) infine la Pubblica Amministrazione ne fa un utilizzo fornendo un surrogato della presenza delle forze dell'ordine, con l'obiettivo di ottenere un aumento della sicurezza percepita. In questa sede si vuole soprattutto porre l'attenzione sul principio di necessità, che pone l'accento sull'analisi preliminare dei bisogni e delle circostanze per le quali si rende potenzialmente utile la videosorveglianza. Dovremmo dare per scontato che, parlando di una diagnosi territoriale, ad interagire dovrebbero essere presenti tutti gli attori che si occupano di sicurezza e soprattutto gli utenti, cosa che puntualmente non accade, in quanto solo chi coordina il progetto si farà carico dello studio diagnostico e delle scelte definitive - e ahimè anche progettuali - con risultati scarsamente performanti. Quello che invece auspichiamo è l'introduzione di una metodologia che parta innanzitutto da una vera diagnosi delle problematiche del territorio. Definiamo "diagnosi" la ricognizione dei dati statistici almeno dell'ultimo quinquennio, dando il doppio del peso all'ultimo anno trascorso, al fine di ottenere elementi certi all'identificazione dei siti interessati dalle azioni criminali/illecite o che possano risultare prossimo obiettivo in caso di espansioni urbanistiche. Nondimeno riconosciamo quale indispensabile una mappatura dell'azione criminale, che serve a collocare in un asse spazio-temporale gli spostamenti degli illeciti all'interno dei percorsi urbani e a definire come siano essi influenzati dalle politiche di contrasto in precedenza attivate: pattugliamenti, arresti, riappropriazione del territorio da parte dei cittadini, associazionismo, riqualificazione ambientale, nuove soluzioni illuminotecniche, etc. Una volta creata questa trama virtuale sul territorio dove si concatenano gli eventi, la videosorveglianza potrebbe integrarsi in una logica di maggior efficacia. Superata la fase della tracciatura del territorio, sarà il momento del dialogo tra gli esperti di sicurezza e dei professionisti che vantino una comprovata esperienza nella progettazione degli impianti e che siano correntemente aggiornati sulle innovazioni tecnologiche. I professionisti designati forniranno dunque, mediante accurati sopralluoghi dei possibili obiettivi da sorvegliare, un'attenta analisi di prefattibilità e di efficacia del sistema rispetto ai crimini precedentemente individuati o che si vogliono evitare. Per ogni obiettivo sensibile si renderà necessario uno studio che determini se il sistema, ovvero quali tra le ottiche a disposizione, sarà in grado di intervenire quale supporto alle indagini o se gli strumenti debbano essere potenziati ed integrati tra loro in relazione all'obbiettivo da perseguire. Non va trascurato che il corretto posizionamento di una telecamera risponde a volte, oltre alle norme tecniche, alla necessità di eliminare elementi ambientali che creano disturbo durante l'acquisizione delle immagini (alberi o fronde, agenti atmosferici diretti, condizioni di trasmissione radio con scarsa visibilità tra ripetitori). Tutti fattori che spesso sono trascurati sin dall'inizio o non rientrano poi nei piani di manutenzione dei siti, compromettendo l'efficacia futura degli strumenti. Molto spesso si sottovaluta che una nuova scelta illuminotecnica, o la variazione di un percorso urbano pedonale, può influire in maniera esponenziale sui risultati che si richiedono al sistema di video controllo. Nondimeno si ritiene che il censimento di altri apparati di videoregistrazione a uso privato (banche, negozi, abitazioni) in un determinato territorio sia necessario a offrire alle forze dell'ordine angolazioni differenti della stessa scena, garantendo la copertura di ulteriori obiettivi. Molte volte, infatti, ad una corretta analisi circostanziale seguono però delle errate scelte progettuali e tecniche, che fanno conseguire un risultato ben lungi da quello che si voleva perseguire. Pensiamo alla delusione di disporre di uno strumento che, ad una richiesta d'ingrandimento del volto, non permetta di scorgerne l'identità e nemmeno particolari rilevanti per la creazione di un identikit. Spesso poi le aspettative sovrastimano il reale potenziale tecnologico delle videocamere e dei software di video-analisi, oppure gli strumenti non sono compatibili con i supporti per lo stoccaggio dei dati o in ogni caso sono fuori della portata delle risorse stanziate. Imprescindibile poi, dallo studio di prefattibilità, è la costituzione di una Commissione di vigilanza che dovrà essere composta dai rappresentanti dell'amministrazione, dalle forze dell'ordine che avranno la gestione dei dati sensibili, dalla cittadinanza, dal progettista e da un legale esperto di Privacy, che arriverà a stilare una lista di siti sensibili e la priorità nella messa in sicurezza degli stessi con le risorse a disposizione. Fatto salvo che sarà necessario monitorare periodicamente da parte dello stesso organo la necessità di spostare, eliminare o implementare gli obiettivi designati. Stabilita poi l'entità dell'appalto, non vanno trascurati i fondi necessari alla formazione del personale addetto al sistema. Si tratti di uno tra i fattori di massima riuscita - o viceversa di débâcle – dell'investimento. La formazione di norma impartita fornisce agli operatori nozioni puramente a carattere tecnico trasmesse dalle aziende appaltatrici, che però non risponde alle migliori pratiche di video analisi e dello studio dei comportamenti criminali. Citiamo l'esperienza della città di Rotterdam, che regola turni di lavoro degli addetti da 45 minuti, alternandoli a pause di 15 minuti, per non far perdere la concentrazione agli operatori. Questi specialisti, brandeggiando e spostandosi di camera, grazie anche all'esatta conoscenza delle vie di fuga della città, riescono a seguire i sospettati prevedendone i percorsi futuri e comunicandoli agli operatori di pattuglia. Ciò dimostra che solo l'interazione tra occhio umano e obiettivo favorisce un utilizzo proattivo dello strumento con un comprovato risultato nella lotta alla criminalità urbana. La videosorveglianza non trova la soluzione dell'enigma, ma cambia la prospettiva del controllo di un luogo; non punta l'indice sul colpevole, ma individua una rosa di potenziali sospetti che hanno attraversato quel luogo in un determinato arco temporale o che hanno assunto comportamenti anomali. In sintesi restringe la cerchia dei veicoli o delle persone sospettate purché l'addetto sappia dove cercare e abbia gli strumenti per farlo. Nel prossimo numero enucleeremo nel dettaglio le scelte progettuali minime che il professionista deve valutare per progettare con attenzione e coerenza un impianto di videosorveglianza cittadino.

Continua…



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