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Alta risoluzione: vediamoci chiaro

06/07/2011

di Andrea Muzzarelli

Il mercato della videosorveglianza, supportato da un impetuoso sviluppo tecnologico, si sta evolvendo rapidamente. E c'è già chi prevede – come fa Tech Target – che nel corso dei prossimi 24 mesi questo settore riuscirà a catalizzare più investimenti di qualsiasi altro mercato emergente. Tuttavia, sul fronte dell'alta definizione – la cui quota di mercato sta progressivamente crescendo – c'è ancora poca chiarezza: le previsioni e i dati sulla predominanza di una tecnologia rispetto all'altra (in particolare dell'IP megapixel rispetto all'HDcctv) sono spesso contrastanti. Per capire cosa sta cambiando e cosa è ragionevole aspettarsi nel corso dei prossimi anni e dopo l'approfondita indagine pubblicata lo scorso anno, A&S Italy torna sul campo di battaglia dell'alta risoluzione.

Secondo le rilevazioni di IMS Research (www.imsresearch.com), nel 2010 le telecamere a definizione standard hanno registrato vendite in proporzione di quattro a uno rispetto agli apparecchi ad alta definizione. Un dato forse non pienamente soddisfacente per i fanatici dell'alta risoluzione, ma che potrebbe rapidamente cambiare. Lo stesso istituto di ricerca prevede infatti che nel corso del 2011 le camere HD e megapixel arriveranno a rappresentare nel loro insieme quasi il 30% delle vendite totali di IP video. Lo sottolinea il report 2010 intitolato "World Market for CCTV and Video Surveillance Equipment", secondo il quale l'aumento delle vendite di camere IP sarà strettamente legato allo sviluppo del megapixel, che offre una risoluzione elevata senza rendere eccessivamente onerosi i costi legati all'archiviazione e all'occupazione di banda. In particolare, si prevede che da uno 0,22% del fatturato nel 2009, la videosorveglianza HD passerà a un ragguardevole 44,9% nel 2014. Perché l'alta risoluzione sorpassi quella standard saranno comunque necessari ancora alcuni anni. Secondo le previsioni di IMS Research, solo nel 2015 più del 60% delle vendite complessive di videocamere IP sarà rappresentato da apparecchi a risoluzione HD e megapixel. Nel frattempo, anche la tecnologia HDcctv – che, secondo i suoi sostenitori, offre la stessa risoluzione del megapixel pur restando nell'alveo dei sistemi analogici a cavo coassiale – si sta ritagliando uno spazio sul mercato. Anche se in termini di fatturato il 2010 è stato un anno in tono minore per questi prodotti (a causa della crisi, ma prima ancora della loro tuttora scarsa reperibilità), IMS Research prevede per l'HDcctv una forte crescita nel 2011. Nel breve periodo, sottolinea l'istituto di ricerca, questo trend non dovrebbe produrre alcun impatto rilevante sull'acquisto di videocamere network. Ma ci sono parecchi presupposti perché ciò si verifichi nel lungo termine. Ma allora chi avrà la meglio sul campo di battaglia dell'alta definizione? Rispondere non è facile. Per avere le idee un po' più chiare, può essere utile fare il punto sullo "stato dell'arte" delle due tecnologie oggi sotto i riflettori: IP megapixel e HDcctv.

Luci e ombre dell'IP Megapixel

La tecnologia megapixel continua ad evolversi: le videocamere offrono oggi prestazioni migliori a prezzi più accessibili e il miglioramento della risoluzione e l'accresciuta sensibilità alla luce rappresentano un risultato importante, anche se i pixel aggiuntivi rendono necessarie reti più potenti per la trasmissione e l'archiviazione dei dati. È per questo che sono in molti a sottolineare come il futuro del megapixel sia strettamente legato all'evoluzione delle reti. L'impiego dell'algoritmo di compressione H.264 permette di risolvere molti dei problemi legati alla larghezza di banda e allo storage, garantendo al contempo una buona qualità dell'immagine. Permangono tuttavia alcuni problemi: dai costi ancora elevati all'integrazione, fino all'alta capacità computazionale richiesta in codifica e in decodifica. Le camere megapixel trovano la più efficace applicazione nel controllo di aree esterne di ampie dimensioni, dove in condizioni di buona illuminazione è possibile apprezzare al meglio il livello di dettaglio reso possibile da questa tecnologia. Grazie al potenziamento dei sensori, comunque, si sono fatti significativi passi avanti – in termini di chiarezza dell'immagine e di resa dei colori – anche nel campo della videosorveglianza notturna. Per quanto riguarda la scalabilità, la tecnologia megapixel permette di espandere un sistema di videosorveglianza in modo relativamente semplice. Ciò grazie soprattutto al fatto che i nuovi apparecchi installati sono di norma configurati dal VMS. Del resto, la presenza di un'infrastruttura network integrata semplifica ancora di più le cose, perché tutte le informazioni viaggiano sugli stessi cavi Ethernet. E la scalabilità della larghezza di banda? Dipende da quanti apparecchi sono collegati al network. I problemi di solito si presentano quando si supera il centinaio di camere: oltre questa soglia bisogna cominciare a pensare attentamente a come gestire l'ampiezza di banda della rete.

HDcctv, quando l'immagine fa la differenza

Assieme alla tecnologia megapixel, l'HDcctv ha notevolmente elevato le aspettative dei clienti finali. Se gli utilizzatori di camere a risoluzione standard chiedevano immagini "chiare", oggi gli acquirenti di apparecchi ad alta definizione domandano immagini nitide fino al dettaglio e una realistica saturazione dei colori. Il problema non risiede quindi nella mancanza di domanda da parte del mercato, ma nella difficoltà di soddisfare clienti sempre più esigenti. Per l'HDcctv – che, viaggiando su cavo coassiale, permette di utilizzare le infrastrutture analogiche, semplificando l'installazione e riducendo (almeno in teoria) i costi – la qualità dell'immagine è ovviamente l'elemento discriminante fondamentale. Questa qualità è dettata dall'hardware e, in particolare, dai sensori, che possono essere CCD o CMOS. I primi convertono i fotoni in segnali elettrici e poi in segnali digitali, mentre i secondi permettono una conversione diretta in segnali digitali. Benché le immagini CMOS siano di norma più disturbate rispetto a quelle CCD, è verosimile che con la migrazione dall'analogico al digitale questa tecnologia acquisti sul mercato un peso maggiore. Nel selezionare il sensore migliore, comunque, il primo elemento da prendere in considerazione è la dimensione dell'area di sensibilità alla luce del singolo pixel. Al crescere di questa superficie aumentano sì le prestazioni, ma crescono anche le dimensioni della telecamera e l'energia impiegata.

Italiani ottimisti… con cautela

Inutile raccontarsela. In Italia, le ottimistiche previsioni formulate da pur autorevoli istituti di ricerca come IMS e l'entusiasmo di molti operatori circa il futuro dell'IP megapixel e dell'HDcctv trovano un riscontro solo parziale. Dall'esclusiva indagine che A&S Italy ha condotto lo scorso anno intervistando numerosi operatori del settore (cfr. A&S Italy 1-2/2010) emergeva che, secondo la stragrande maggioranza degli interpellati (81%), il trend di crescita della tecnologia megapixel era ancora nullo o poco significativo (cfr. grafico 1, pagina precedente). Solo l'8% degli intervistati riscontrava una crescita importante. Diverse le spiegazioni fornite: costi spesso troppo elevati, scarse competenze (e dunque resistenza "culturale"), problemi tecnici legati soprattutto al dispendio di banda e alla debolezza dei sensori. Senza dimenticare un frequente cattivo impiego delle IP megapixel, veramente utili solo in applicazioni specifiche con pochi punti visione. In merito alle camere HDcctv, il 39% degli intervistati riteneva che possono veramente entrare in competizione con le megapixel solo se i costi sono più bassi, mentre secondo un altro 35% questa tecnologia è arrivata in ogni caso troppo tardi per poter rappresentare una seria "minaccia" alla progressiva diffusione dell'IP megapixel. Solo il 15% vedeva nell'HDcctv un reale competitor per il megapixel (grafico 2). Sul futuro di queste tecnologie, i più (31%) hanno scelto l'ipotesi che vede la tenuta dell'analogico standard (55% del totale) e una crescita dell'IP superiore a quella dell'HDcctv (35% contro 10%). Mentre solo il 7% ha optato per l'ipotesi che – a parità di quota dell'analogico standard – vede predominare l'HDcctv sull'IP (30% contro 15%).

L'HD interessa davvero?

Al di là del fatto che alla fine prevalga l'una o l'altra tecnologia, la domanda chiave rimane una e una soltanto. C'è una reale richiesta di video HDcctv e IP HD e megapixel? Ovvero: c'è un reale interesse per l'alta definizione? Come hanno osservato diversi operatori, la domanda c'è senza dubbio, perché è naturale che gli utilizzatori finali siano interessati a una qualità dell'immagine superiore. Il problema è che non si vende ancora abbastanza. Perché? L'apparente paradosso può forse essere spiegato (a livello italiano ed europeo) distinguendo fra impianti nuovi e installazioni già esistenti. Se nei primi gli ostacoli sono rappresentati dalla diffidenza, dalle scarse competenze e dal costo finale (nulla che col tempo non possa essere risolto), nelle seconde il discorso è diverso. Nella maggior parte dei casi, integrare apparecchiature ad alta definizione significa dover affrontare un investimento non sostenibile. È per questo che "per accelerare la crescita della quota di mercato del digitale – ci ha detto un operatore – bisogna puntare su sistemi il più possibile aperti all'integrazione con le nuove tecnologie". Commentate, gente.



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