di Giovanni Villarosa - Esperto di Sicurezza Fisica per Infrastrutture, CSO e DPO, Vice Presidente di SECURTEC
La necessità di garantire ai cittadini il diritto di vivere la propria vita in sicurezza, e in maniera dignitosa, è sancito dalla nostra carta costituzionale. Un disagio sociale sempre più profondo, affiancato da uno scadimento dei comportamenti civili sempre più ricorrenti, sono spesso strettamente legati a fenomeni di maggiore pericolosità e allarme che ledono il diritto alla sicurezza, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione (anziani, donne e minori).
Lo strumento principale individuato dal Governo per attuare questo concetto si chiama “patto per la sicurezza urbana” e nasce come strumento di contrasto proprio a queste fenomenologie. Nella sostanza si tratta di accordi “bilaterali” che vedono il Prefetto ed il Sindaco impegnati nell’individuare gli interventi più efficaci e necessari, nell’abito della sicurezza urbana e di controllo del territorio, individuando nel contesto dei focus ben specifici di questi interventi: la prevenzione della criminalità diffusa e predatoria, la messa in sicurezza delle zone maggiormente degradate, la promozione della legalità e del contrasto dei comportamenti che turbano il libero utilizzo degli spazi pubblici, la promozione del rispetto e la tutela del decoro urbano. Il tutto valorizzando forme di collaborazione tra tutte le amministrazioni competenti.
Più sinergie
Un patto che formalizza e salda, di fatto, la già stretta collaborazione tra le forze di polizia statuali e le polizie locali/municipali, rafforzandone ulteriormente le azioni sinergiche integrate di prevenzione e contrasto ai fenomeni criminosi, con l’obiettivo di ottenere maggior controllo del territorio e sicurezza urbana, ad esempio nelle operazioni di contrasto all’abusivismo commerciale, ponendo sull’altro piatto della bilancia importanti investimenti in telecamere, sistemi di videosorveglianza e nuove tecnologie.
Videosorveglianza “interforze”
Peraltro, l’uso sempre più massiccio delle moderne tecnologie (telecamere, targa system, etc) è indubbiamente un atteggiamento sempre più importante per prevenire la criminalità ma, soprattutto, per dare una percezione tangibile di maggiore sicurezza. Difatti con le linee guida adottate nel luglio 2018 si è aperto un nuovo capitolo sul fronte della sicurezza urbana integrata, particolarmente sul fronte dell’utilizzo interforze dei sistemi di videosorveglianza, quale supporto al contrasto della criminalità.
A prova di privacy
Oltre a chiarire tutte quelle indicazioni fondamentali per la stipula dei patti tra Comuni e Prefetture, le linee guida approvate nella conferenza Stato/Città introducono nuovi elementi per il controllo efficace dei territori, tra cui l’utilizzo, in sinergia pubblica, dei sistemi di videosorveglianza dei privati cittadini, messi a sistema. Ma non va dimenticato un altro aspetto importante: qualsiasi progetto di videosorveglianza urbana dovrà evidenziare chiaramente le competenze e i ruoli degli “attori” coinvolti, nel rispetto delle diverse prerogative, e dovrà essere sottoposto ad una valutazione strategica preventiva anche in materia di privacy e protezione dei dati, recentemente disciplinata dal nuovo Regolamento UE 679/2016 o GDPR.
Interconnessione
E’ stata ribadita l’importanza di un modello nazionale per l’interconnessione delle sale operative a partire dalle città metropolitane, dell’aggiornamento professionale integrato fra forze di polizia e polizia locale, della modifica della “modulistica unica” per rendere efficace lo scambio informativo fra forze di polizia e polizia locale, come la condivisione delle banche dati per il potenziamento delle informazioni sulle sanzioni amministrative, soprattutto alla luce di quelle nuove e innovative misure introdotte come il daspo urbano. Altra nota positiva è rappresentata dall’obbligo di porre le spese del personale di polizia locale a carico dei privati promotori di iniziative che necessitano del supporto di servizi di sicurezza e polizia stradale.
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