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Domotica: considerazioni e spunti

21/09/2011

di Patrizio Bosello, Vicepresidente Centro Studi ItaSForum

Domotica, chi era costei? Don Abbondio si lambicherebbe a lungo il cervello per rispondere a questa domanda, ma non troverebbe grossi aiuti neppure tra gli addetti ai lavori. Sotto il "cappello domotico" vengono fatti passare sistemi, sistemini, gadget acquistati al ferramenta, strutture complesse, apparati e sistemi interagenti. Forse una definizione basica potrebbe essere che "è domotica ogni soluzione di automazione che renda l'edificio più sicuro, confortevole, gradito a chi ci abita o lavora e capace di generare efficienza e risparmio energetico". Partendo da questa definizione, si riscontrano subito due tendenze: da un lato c'è chi propone domotica sottolineandone la valenza tecnica e rappresentando scenari installativi molto evoluti; dall'altro lato c'è l'utenza, spesso tuttora dubbiosa verso una materia indefinita e complessa.

Dalla prima "abitazione domotica", sperimentata in Belgio una ventina d'anni fa, si è percorsa parecchia strada. Il lato tecnologico, in termini di prodotti e sistemi, c'è senza dubbio e per tutte le tasche. Rimangono però da superare due scogli importanti: la formazione degli operatori da un lato e la diffidenza dell'utenza che commissiona, paga e non vuole essere "condizionata" nella vita quotidiana in ambienti ritenuti "complicati". La strada è lunga ma il sentiero è tracciato e, a mio avviso, è senza ritorno. Per imitazione, per convenienza, per efficienza, per comodità, per risparmio: tutto parla di automazione dell'edificio nello scenario futuro. E' innegabile.

Gli operatori

Nei confronti della domotica si riscontrano due categorie di operatori. Da un lato chi ci crede, si informa, studia, si forma e assume competenze. Il numero di queste realtà sta aumentando, ma più lentamente di quanto i produttori prevedessero. Dall'altro lato ci sono i "resistenti", che non solo non ammettono di non saperne nulla, ma proprio per questo remano contro, convincendo l'utenza di rischi e inaffidabilità presunte. A questi si aggiungono gli studi di progettazione, che raramente conoscono la parte tecnologica sul fronte della messa in opera e della programmazione e per questo tendono ad affidarsi ai consigli dei tecnici, ossia: proporre impiantistica tradizionale.

I produttori

I produttori fanno sforzi immani per far passare i nuovi concetti impiantistici e favorirne la realizzazione: dalla preparazione degli operatori riluttanti alla sensibilizzazione degli studi di progettazione, fino alla pubblicizzazione dei vantaggi della domotica. Sono dei samaritani? No di certo. Il comparto della produzione di materiali per impiantistica italiana (elettrica ed elettronica) negli ultimi anni ha perso fatturati con percentuali a 2 cifre, e non solamente per la crisi. La spinta per il business specifico data dalla vecchia 46/90 (integrata - ma nella sostanza ripresa in toto - dall'attuale 37/08) ha esaurito la sua carica di generatore di rifacimento degli impianti per la loro messa a norme e si è stabilizzata. Occorre nuovo impulso per aumentare il contenuto ...in termini di euro-mq di incidenza di tecnologico nell'edificio. Questo impulso può provenire dalla domotica che consente di aumentare il comfort dell'edificio attraverso una maggiore spesa per la sua realizzazione, spesa che però permette di godere di maggiore comfort e si stempera nel risparmio energetico e nell'efficienza nel corso degli anni. Anche il puro business è un motore propulsivo che rende il percorso verso la domotica un passaggio obbligato.

I sistemi

Condensare in due righe i sistemi che offrono "automazione" agli edifici è impresa impossibile. Sottolineo però che esistono - ed hanno valenza - diverse scuole di pensiero relativamente all'aspetto strutturale sia del concept di sistema, sia del bus di comunicazione, sia della struttura della comunicazione stessa tra gli apparati. Il CEI ha normato il bus Konnex perché c'è stato un buon gruppo di aziende che ha fatto un ottimo lavoro tecnico e di marketing, ma - per mera onestà intellettuale - questo non significa che un bus basato su Echelon o su alti noti protocolli sia meno performante. Così come le strutture a intelligenza distribuita vengono preferite a strutture a intelligenza centralizzata: non sempre è un vantaggio; non sempre è uno svantaggio. Idem per intelligenza distribuita di sottosistemi rispetto a intelligenza centralizzata: anche questa è una strada che favorisce integrazione di apparati, come l'inserimento di strutture per la sicurezza, che hanno bus e protocolli specifici e sempre proprietari, per ovvi motivi. Strutture cablate o strutture wireless: anche qui ci sono protocolli, come ZigBee, che permettono realizzazioni pregevoli e funzionali in reti wireless, alternative a reti cablate o ad esse integrate. Sull'integrazione e sulla piena compatibilità di protocolli e di apparati di marche diverse all'interno del medesimo protocollo non mio addentro nemmeno: fior di ingegneri potrebbero discuterne per giorni senza arrivare ad una soluzione univoca. Vorrei invece parlare di una norma che potrebbe cambiare gli scenari.

Le CEI 64-8V03

Approvata a Marzo, la variante 3 delle CEI 64-8 entrerà in vigore a Settembre 2011, recando un notevole salto culturale. Le norme CEI 64-8, fino alla variante 2, tenevano in conto la sicurezza elettrica degli impianti, normandone ogni aspetto e ogni lato installativo. Il risultato - ed il limite - era che si poteva costruire un edificio senza una singola presa elettrica ed essere comunque conformi. Quanto hanno giocato sull'equivoco le imprese edili, gli immobiliari e gli impiantisti? Tanto bastavano due prese e tre interruttori e la magica frasetta: "predisposto per". Volete di più? E' extra. Così si vincevano gare al ribasso per impiantistica su capitolati e offerte fatte a un tot a metro cubo, salvo poi rifarsi sugli "extra". Bene, la CEI 64-8V03 tende ad inquadrare e a mettere dei paletti a questa stortura, entrando non solo nella sicurezza elettrica dell'impianto ma nella sua funzionalità. La norma inquadra tre livelli "funzionali" per l'impiantistica civile: il primo è obbligatorio e definisce la dotazione minima al di sotto della quale non si può scendere; il secondo prevede una maggiore fruibilità degli impianti con aggiunta di ulteriori funzionalità; il terzo livello prevede dotazioni impiantistiche interagenti su bus. In sostanza la domotica.

Da notare che già al secondo livello si prescrive l'impianto antintrusione, e al terzo si definiscono una serie di funzionalità che devono essere sviluppate su bus ed essere tra loro interagenti (= domotica). Al terzo livello l'antintrusione e il citofono, data la peculiarità, possono non essere integrate al sistema e essere gestite separatamente, ma devono essere presenti. Questa norma dà una spinta a tutto il comparto tecnologico e in particolare alla domotica, perché per ottenere il terzo livello è obbligatoria una struttura su bus e interazione tra funzionalità. Non sono certo da sottovalutare le CEI 50090 sui sistemi elettronici HBES (Home and Building Electronic Systems), che sono una piattaforma normativa robusta e concreta, ma queste norme definiscono solo l'esecuzione e il concept tecnologico, mentre le CEI 64-8V03 definiscono l'obbligatorietà della dotazione funzionale ai fini del rilascio del certificato d'impianto definendone il livello. C'è un abisso. Per questo è auspicabile che si lavori ad una norma analoga, sicuramente più complessa, per introdurre a livello normativo specifico le differenziazioni e i vantaggi che offre la domotica anche in edifici non residenziali.

L'utente

Il quadro d'insieme dei punti che abbiamo toccato permette di dare risposte concrete, chiare e sintetiche all'utenza. La domotica, in buona sostanza: 1) non complica la vita: al contrario la semplifica, affidando alla tecnologia compiti di predisposizione al comfort e al risparmio energetico; 2) non è né il gadget, né il telecomando: è una struttura tecnologica a bus integrata nell'edificio e ne gestisce le funzioni automatiche, quelle di sicurezza e predispone durante il giorno e la notte i locali in relazione ai desideri di comfort dell'utenza; 3) è contemplata dalla norma CEI64-8V03, che ne definisce la funzionalità e i requisiti minimi al livello 3; 4) è concreto valore aggiunto all'immobile rispetto ad un edificio standard, e questo è assicurato dalla norma prima indicata, che ne permette con certezza l'identificazione, eliminando equivoci e garantendo prestazioni. L'edifico domotico è quindi per l'utente una comodità, un risparmio, un aumento del valore dell'immobile, non è difficile da usare perché gran parte dell'attività è automatizzata e non necessita di alcun intervento di comando. Quando l'utente deve comandare funzioni ad attivazione manuale, deve sapere che la buona domotica è e pensata per un utilizzo alla portata di chiunque, anche dei bambini.



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