Dal suo osservatorio privilegiato, qual è il grado di penetrazione della cultura IP nel settore della security?
In sicura e graduale espansione.
Il comparto della sicurezza ha subito - e sta ancora subendo - il processo di conversione del trasporto dati attraverso il mondo IP. Occorre naturalmente differenziare le esigenze, ma la globalizzazione, con il conseguente accorpamento ed acquisizione di aziende, ha reso imperativa la necessità di centralizzare e quindi di veicolare l'informatizzazione attraverso la rete, centralizzando non solamente ciò che viene gestito dall'ICT o dagli ERP aziendali, ma anche dagli impianti di sicurezza.
A suo avviso, gli installatori hanno ben compreso il potenziale e le opportunità dell'attuale convergenza con l'IP?
Credo sia stato compreso, e per molti si è tradotto in successo d'impresa.
Viviamo in un mondo tecnologico che non si ferma mai ed è in continuo mutamento: far finta di non vedere questa evoluzione non aiuta, anzi, estromette. Certamente non è facile metabolizzare questo cambiamento, in particolare per le aziende medio piccole, ma credo che tutti ne abbiano avvertito la necessità e che ognuno a proprio modo stia cercando di provvedere nella maniera che più gli riesce. Questo percorso non è indolore e presuppone investimenti in persone e in formazione, ma la sopravvivenza ed il successo di un'impresa passa ormai attraverso la capacità di innovarsi e di ricercare nuove strade per la creazione del valore.
Il sempre decantato decollo dell'all over IP comincia ora, con anni di ritardo rispetto alla tabella di marcia, inoltre prendono piede soluzioni (come l'HDcctv) che trasportano alta definizione su cavo coassiale. Si è sbagliato qualcosa nel comunicare i vantaggi dell'IP o è stato un limite tecnologico a fare da freno?
Se parliamo di videosorveglianza over IP, forse la ragione del "mancato decollo", come dice lei, andrebbe visto in un panorama più ampio. I maggiori player hanno investito molto e tanto stanno ancora facendo, perché migrare dalla tecnologia analogica a quella digitale nativa senza dare del valore aggiunto non avrebbe avuto molto senso. La capacità di acquisire immagini in formato PAL - che è il limite dell'analogico – trasportandole su rete non si poteva misurare in un reale vantaggio, ma con i sensori di nuova generazione, chip megapixel e compressori evoluti, l'offerta cambia parecchio.
Non si può negare che un limite operativo per un impianto IP possa essere la banda passante disponibile. In questo senso la nostra bella Italia è rimasta al palo rispetto agli altri paesi, dove invece hanno investito in infrastrutture che consentono il trasporto dati anche per le connessioni geografiche, permettendo di creare reti WAN performanti.
Quanto all'HDcctv su cavo coassiale, il mio personale parere è di assoluta incomprensione di una tale scelta. Mi spiego meglio: la telecamera HD su coassiale necessita di un DVR specifico per poter essere acquisita; comunica su cavo coassiale, ma se è già steso ne va verificata la bontà e distanza perché sopra i 140 metri potrebbe non funzionare. Inoltre: il protocollo SDI di comunicazione è proprietario, quindi la telecamera e il DVR devono essere dello stesso produttore; non è prevista nessuna compatibilità con altre marche; la telecamera non è assimilabile o utilizzabile in un impianto misto; non può essere collegata ad un normale DVR analogico o associata in un impianto misto con telecamere SD (standard definition); necessita di maggiore elaborazione per la decodifica dell'HD (high definition) e per vederne le immagini il DVR deve potersi interfacciare con Monitor HDMI; vederla da remoto o su rete non è possibile se non connettendosi al suo DVR - sempre che abbia la possibilità di fungere da Proxy server. Oltre a tutto questo, il sistema Hdcctv presenta un costo paritetico ad una telecamera HDTV IP MegaPixel di ottima fattura ...che però è Onvif compliant, quindi è gestibile da qualsiasi produttore di NVR o Software di gestione, può essere spostata e connessa attraverso qualsiasi punto rete, può essere alimentata direttamente dallo stesso cavo dati UTP in PoE, si può vedere direttamente da un qualsiasi Web Browser, produce direttamente flussi multicast, è assolutamente intercambiabile, va già ben oltre il Full-HD, è compatibile con le infrastrutture per il broadcast video, ecc ecc ecc...
Direi che il confronto non regge.
Cosa potrebbe svoltare l'attuale situazione?
Ci vuole coraggio, nonostante il periodo non proprio propizio.
Occorre investire per non trovarsi fuori mercato; occorre monitorare la catena delle competenze per dare valore aggiunto; aprirsi all'evoluzione tecnologica abbattendo i limiti che non ci fanno vedere le opportunità di business; occorre fungere da solution provider nei confronti del cliente per indicargli come garantirgli le spese sostenute integrando o convertendo l'installato con una spesa minima, ma consentendogli di valorizzare l'impianto affinché diventi un investimento e non una spesa. Non possiamo fermarci.
IMS Research ha rilasciato una stima per il 2012 dove si riportava una valutazione previsionale di vendita per le unità disco pari a 3.3 exabytes dedicati unicamente alla memorizzazione delle immagini per sistemi di videosorveglianza (1 exabyte corrisponde a 1018 byte, quindi un miliardo di gigabyte), mentre per i monitor le case costruttrici, pur mantenendo il rapporto 16:9, stanno mettendo sul mercato i 4k2k ovvero 4 volte il Full-HD. Come pensare di fermarsi?
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