sabato, 27 luglio 2024

W la Privacy

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Studio Federprivacy: il 98% dei siti web non considera i diritti privacy degli utenti svantaggiati

30/11/2022

In base al Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, gli utenti che visitano un sito web devono poter consultare la relativa informativa sulla privacy in modo “facilmente accessibile”. Il considerando 59 dello stesso GDPR incoraggia i titolari del trattamento a prevedere modalità che agevolino l'esercizio dei diritti che la normativa riconosce agli interessati. Tra questi, è compreso il diritto all’accesso e all’eventuale cancellazione dei loro dati personali.

Uno studio condotto dal Gruppo di Lavoro di Federprivacy per l’agevolazione dell’esercizio dei diritti dell’interessato, evidenzia come il 98,7% dei siti italiani non sia affatto di supporto a quanti presentano svantaggi sotto il profilo linguistico, culturale, e nemmeno a persone con disabilità sensoriali.

Alcuni dati dello studio

Lo studio ha preso in esame un campione di 400 siti web di lingua italiana di vari settori di organizzazioni pubbliche e private: l’obiettivo era comprendere - verificando nello specifico il livello di accessibilità agli elementi informativi - se e quanto gli utenti vengono effettivamente agevolati nell’esercizio dei loro diritti, in materia di protezione dei dati personali.

Gli utenti più "fortunati" che navigano in rete corrono di frequente il rischio di imbattersi in privacy policy molto lunghe e di difficile comprensione. Una situazione peggiore la vivono gli utenti con qualche difficoltà o forma di disagio, come ad esempio un rifugiato di guerra, una persona con un basso livello di istruzione, un ipovedente. Soltanto l’1,3% dei siti presenta infatti gli elementi informativi sul trattamento dei dati personali davvero accessibili, sotto forma di video, audio, icone e modalità alternative, diverse dalla forma scritta in lingua italiana.

Inclusività, fattore trascurato

Il Rapporto “Siti web & diritti privacy, livello di accessibilità agli elementi informativi” evidenzia come la maggioranza dei siti web esaminati (84,5%) presenta un’informativa privacy aggiornata alla normativa vigente e l’86% di essi consente di accedere agevolmente ai contenuti della policy con uno o due click. Sotto il profilo dell’inclusività il quadro è invece molto diverso, come spiega Aldo Giacomo Colantuono, coordinatore e portavoce del Gruppo di Lavoro che ha condotto lo studio:

Di recente la Commissione europea ha adottato una propria strategia per garantire che le persone svantaggiate possano godere dei loro diritti umani, avere pari opportunità e parità di accesso alla società e all'economia senza discriminazioni, ma allo stato attuale la maggioranza dei siti web italiani stenta a mettere a disposizione delle soluzioni alternative agli utenti disagiati, che comunque dovrebbero vedere rispettati i loro diritti sulla privacy. Come abbiamo potuto osservare durante lo studio, è vero che i siti web hanno spesso un’informativa facilmente accessibile, ma spesso si avvalgono di soluzioni standardizzate che non tengono conto di coloro che per varie ragioni si trovano in una condizione svantaggiata.”

Il Gruppo di Lavoro ha preparato un vademecum, che può essere scaricato gratuitamente per supportare le organizzazioni pubbliche e private nella redazione di informative sul trattamento dei dati personali indirizzate a persone con disabilità e svantaggio linguistico, culturale e socio-politico-economico.


maggiori informazioni su:
www.federprivacy.org



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