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Riflettori puntati sulla videosorveglianza

Riflettori puntati sulla videosorveglianza
20/07/2010
Piccola criminalità e vandalismo: due fenomeni che, si sa, sono in costante crescita. Quale potrebbe essere la soluzione? Non di certo la militarizzazione del territorio, poco praticabile soprattutto dal punto di vista economico, ma una diffusa videosorveglianza sì, fattore per cui l'Italia è al secondo posto in Europa, con una telecamera ogni 40 abitanti.

Ecco come funziona
Analisi e ricerche indicano che installare telecamere non "intimidisce" il crimine, ma di sicuro aiuta a reprimerlo. Spesso l'aiuto dell'occhio elettronico consente di individuare i responsabili di determinati reati, destinati altrimenti a restare nell'anonimato. Ma attenzione: non basta aver installato telecamere per dormire sonni tranquilli. Il "problema sicurezza" è più complesso di quel che sembra.

Telecamere in azienda
L'imprenditore che fa installare telecamere nella propria azienda secondo il principio "nella mia impresa si fa come dico io" si troverà facilmente nei pasticci. Perché? Lo Statuto dei lavoratori parla chiaro: l'installazione di un impianto di videosorveglianza in azienda deve rispettare limiti ben precisi.

Le regole
Non è possibile utilizzare l'impianto di videosorveglianza per controllare l'attività lavorativa dei dipendenti. Tuttavia, se ci sono esigenze organizzative, produttive o di sicurezza tali da giustificare la presenza dell'occhio elettronico, allora l'installazione è permessa. Ma con l'accordo delle rappresentanze sindacali o l'autorizzazione della Direzione Provinciale del lavoro. Tale regola è uguale per tutti e si applica sia che si tratti del settore privato sia di quello pubblico, nel caso in cui l'installazione delle telecamere avvenga nei locali dell'impresa, come all'esterno.

Punire gli abusi
Cosa succede se si usano immagini raccolte in violazione delle regole sulla videosorveglianza? Le conseguenze non sono certo "leggere": si parte da una multa, per arrivare fino all'arresto da 15 giorni ad un anno. Senza parlare, poi, della possibile applicazione congiunta delle pene per i casi più gravi e l'aumento sino al quintuplo dell'ammenda, quando bisogna rendere efficace la pena, nel caso in cui il datore abbia dalla sua condizioni economiche particolarmente vantaggiose.

Tutela della privacy
Alle regole sulla videosorveglianza se ne aggiungono altre: quelle di "natura privacy", derivanti dai provvedimenti generali del Garante del 2004 e 2010. Sarebbe a dire?
In breve, l'installazione di telecamere nei luoghi di lavoro va segnalata con opportuni cartelli; le immagini registrate vanno conservate per tempi brevi e conoscibili, salvo eccezioni autorizzate dal Garante; va assicurata una pronta risposta alle richieste di delucidazione; gli apparati devono essere protetti da misure di sicurezza a cui il datore deve adeguarsi entro 12 mesi.

Statuto dei lavoratori
Le norme lavoristiche e quelle privacy vanno quindi "a braccetto": in poche parole, se si violano le prime si infrangono anche le seconde. Senza dimenticare che le regole privacy riguardano tutti, lavoratori e non, aziende e privati. Anche la violazione delle regole privacy sulla videosorveglianza comporta, infatti, una sanzione amministrativa, questa volta compresa tra i 30 ed i 180 mila euro. Insomma, parliamo di regole complementari, che si sovrappongono.


Gruppo Imperiali

Fonte: www.denaro.it


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